Ho sempre pensato (ne sono testimoni mia moglie adesso e i miei genitori prima) che sarebbe stato davvero “progresso”, la completa separazione dai dispositivi hardware per trasformare in realtà le nostre idee. Mi spiego meglio. Immaginate di avere un’idea e di volerla trasformare in realtà. Quello che sognavo erano una serie di cavetti e sensori collegati direttamente alla nostra corteccia cerebrale, lo strato laminare continuo che rappresenta la parte più esterna del telencefalo negli esseri vertebrati, per poter decifrare le idee. Oggi un piccolo passo in quel senso è stato fatto da +Mind, concentrato di nanotecnologia, progettata da un team di sviluppo dell’Australiana CFT: Creating Future Technologies. In pratica questo avveniristico dispositivo (una pillola, per intenderci) promette di portare le caratteristiche di uno smartphone direttamente dentro la vostra testa. Altro che Google Glass, altro che always-on, qui si tratta di mescolare corpo, anima e bit per dare vita ad un concentrato di noi. Immaginate di guardare vostro figlio negli occhi e di vedere il suo stupore e di poterlo condividere in tempo reale con le persone che amate. La mia idea andava nella direzione di agevolare la vita di chi crea per lavoro. Una sorta di incubatore in grado di creare con il pensiero. +Mind crea una rete senza dispositivi esterni, facendo del corpo un enorme e potentissimo media. Caldo o freddo che sia la cosa un po’ spaventa, perché i bit non ci attraverserebbero e basta, non riusciremmo a bloccarli con un dispositivo mobile, non verrebbero filtrati da sensori ultrapotenti in grado di generare milioni di pixel, ma diverrebbero una cosa sola con noi.
Dalla generazione degli allucinogeni, per vedere quello che non esiste, a quella della nanotecnologia in pillole per condividere quello che vediamo. Riuscite a vedere le applicazioni nel campo della pubblica sicurezza, della creazione delle smart communities, della gestione dei momenti di crisi?
PS, tutta questa faccenda mi ricorda un po’ Strange Days in cui un fantastico Ralph Fiennes faceva spaccio e abuso di wire-trip clips, dischetti sui quali venivano registrate esperienze altrui, che includevano tutti i loro input sensoriali, come vista, udito, tatto ed olfatto, e che, tramite un lettore, potevano essere rivissute da chiunque